venerdì 2 gennaio 2009

Jazz triste

Le note del sax risuonano
malinconiche nel locale,
la sigaretta che brucia tra le mie dita
alza un fumo grigiastro che si confonde
con l’aria che entra dalla porta aperta.

Una tromba si unisce al sax
rendendo più difficile l’ascolto,
il mozzicone della sigaretta
finisce nel portacenere
e il bicchiere si svuota ancora,
il whisky scivola nella mia gola.

Fuori c’è buio
e la distanza per uscire sembra insuperabile.

Un pianoforte unisce la sua voce
a quella dei due strumenti a fiato.
Il suono diventa triste
e inevitabilmente ritorno
al suo viso,
distante.

Ogni nota dei tre strumenti mi riporta
ad un momento passato con lei,
ogni volta che solo due di loro suonano
mi riportano ad un luogo visto insieme,
una strada percorsa
ed ogni assolo ad ogni bacio
e ad ogni volta che siamo stati amanti.

C’è anche una batteria,
ed ogni percussione è un battito
del mio cuore,
accelerato dal suo viso immaginario.

Anche la forza di alzarmi dal tavolo
viene meno,
un’altra sigaretta ed un altro bicchiere
e lascio che questa musica jazz
mi riporti indietro nel tempo,
accompagnando l’amore
che non le posso più dare.

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